Testimonianze

Ho visto mio marito e ho sentito la sua voce

Ho quasi 60 anni e da circa 6 ho perduto mio marito. Era anche un amante, un amico, un papà; era il compagno di tutta la mia esistenza, partecipe di innumerevoli condivisioni, dalle più grandi alle più minute. Ho trascorso tutto il tempo della sua malattia, attimo dopo attimo, nella sicura e vana speranza della sua guarigione. Quando è venuto a mancare, in una notte alle 2,45, la mia vita si è fermata. Da quel momento nulla aveva più senso e io avrei voluto solo andare da lui. Chi mi era vicino mi ha suggerì di farmi seguire con una cura farmacologica, cosa che ho fatto; prendevo antidepressivi e sonniferi, ma dopo quasi cinque anni ero allo stesso punto. Poi la sorte mi è venuta incontro: ho saputo di uno psicoterapeuta che seguiva una nuova forma di terapia volta ad aiutare chi come me si sentiva schiacciata dalla perdita. L’approccio è stato molto impegnativo, perché per poter entrare in contatto con la persona amata, bisogna rivivere i momenti più dolorosi e visualizzarli così come si sono verificati. Solo allora si arriva a un completo abbandono e quindi ad un’esperienza di comunicazione Dopo aver realizzato questo percorso di lacrime e dolore ho raggiunto finalmente l’agognato ricongiungimento. Ho visto mio marito e ho sentito la sua voce. Rispondeva alle mie domande. Mi sono sentita inondata d’amore. La sua vicinanza da allora è tangibile, e lui oltre che vicino a me si trova in un posto più bello, in cui tutto è pace e serenità, e soprattutto amore, tanto amore.

Fu in quel momento che io cominciai a percepire Sara, a sentire telepaticamente le sue parole

La mia esperienza di IADC risale a circa 3 anni fa quando durante un convegno sulla spiritualità sentii degli psicoterapeuti parlare di un metodo che permetteva di comunicare con il proprio caro non più in vita. Consapevole che niente potesse guarire il mio dolore per la perdita di mia figlia Sara morta in un incidente all’età di 15 anni, ma desiderosa comunque di stabilire con lei un contatto, decisi così di fare delle ricerche e di provare questa terapia. La sua morte era stata improvvisa e io avevo molte cose da chiederle. Non era possibile che io l’avessi persa improvvisamente quella terribile notte di Ferragosto. Non era possibile che lei non ci fosse più, non accettavo questo terribile vuoto intorno a me che devastava la mia anima e il mio corpo. Così mi recai da uno psicoterapeuta esperto in IADC nella speranza che lui mi aiutasse ad affrontare il mio dolore, con cui in qualche modo avevo imparato a convivere, ma al quale cercavo sempre di sfuggire. Un dolore che era diventato il mio compagno di vita, ma che in realtà non conoscevo, sentivo che mi stava accanto ma non sapevo che volto avesse. Durante quella seduta lo psicoterapeuta mi aiutò innanzitutto ad avere un contatto col mio dolore, a guardarlo in faccia, ad affrontarlo e in un certo qual modo ad andare oltre quella sofferenza. Fu in quel momento che io cominciai a percepire Sara, a sentire telepaticamente le sue parole. Lei era lì accanto a me e io potevo comunicare con lei. Avevo gli occhi chiusi e cominciai a vedere alcuni fotogrammi di noi due insieme in questa nuova vita, era come se anch’io, come lei, fossi in spirito. Fu un’emozione incredibile che durò parecchio e ancora oggi, a distanza di 3 anni, la porto indelebile nel mio cuore. Non posso dire che non soffro più, ma grazie alla IADC ho potuto in qualche modo ricongiungermi a lei e lei ha potuto dirmi delle cose che mi hanno rassicurata, delle cose che mi permettono di continuare il mio percorso di vita qui sulla terra.

Ho constatato che quel filo d’amore che ci legava qui in terra non si è affatto spezzato

Sono arrivata all’esperienza della IADC avendo già sperimentato delle ADC totalmente spontanee che mi avevano convinta che la vita continua dopo la morte e che mia figlia, morta a 25 anni, al fine di attenuare il mio strazio volesse farmi capire proprio questo. Con le sedute effettuate mi sono ritrovata ad assistere al suo percorso di crescita nell’Aldilà e, in parte, ad accompagnarla. Attraverso percezioni visive nette e dettagliate ho avuto la comunicazione delle sue emozioni e dei i suoi pensieri; l’esperienza comunicativa è avvenuta in parte anche telepaticamente. Adesso sono certa della sua permanente presenza accanto a me e del suo costante appoggio. Ciò mi ha dato maggiore serenità, perché ho constatato che quel filo d’amore che ci legava qui in terra non si è affatto spezzato ma continua ad essere presente, uguale, anche dopo la sua morte fisica. Questa esperienza mi ha permesso di riannodare quel filo e di affrontare con più forza la vita; me l’ha chiesto lei stessa: “Tieni duro, mamma”.