Il primo caso di IADC

L’IADC Therapy nasce nel 1995 ad opera di Allan Botkin, psicoterapeuta che lavorava al Veterans Administration Hospital con i reduci del Vietnam affetti da Disturbo da Stress Post-traumatico Nel suo lavoro clinico ricorreva all’EMDR, una tecnica che si era rivelata alquanto utile per affrontare questo disturbo.

Un giorno venne nel suo studio Sam. In Vietnam aveva sviluppato una relazione molto stretta con Le, una bambina vietnamita di 10 anni rimasta orfana e che aveva fatto del campo base di Sam la sua casa. Ricambiava l’ospitalità che riceveva facendo piccoli lavori domestici al campo. Le ricordava a Sam le sue due sorelle più giovani e lo aiutava a mantenere un senso di umanità in mezzo alla brutalità disumanizzante della guerra. Ogni volta che Sam tornava da uno dei suoi pattugliamenti nella giungla, la bambina gli correva incontro e lo abbracciava. Lei era contenta di sentire le storie di Sam sull’America e dopo molto mesi Sam decise di adottarla e di condurla con sé a casa una volta che fosse stato congedato. Venne però un ordine per cui tutti i bambini vietnamiti che stavano al campo andassero all’orfanatrofio cattolico di un villaggio vicino. Sam ne fu distrutto, ma ciononostante mise Le sull’autocarro che l’avrebbe condotta alla sua nuova destinazione. Quando i bambini furono tutti collocati sul camion cominciarono ad arrivare i colpi dei nemici. Quasi tutti i piccoli erano ormai in terra quando Sam si rese conto che mancava Le. Risalì sul camion e la trovò distesa carponi, con del sangue che si diffondeva da un punto sulla schiena. Allora la rigirò e vide che sul torace aveva il foro di un proiettile. Prese il suo corpo senza vita e piangendo lo portò giù dal camion. Non ci fu nulla da fare. Le era morta.

Per il resto della sua permanenza in Vietnam Sam anestetizzò il suo dolore per la perdita di Le con la rabbia, dandosi volontario per missioni molto pericolose al fine di uccidere ogni nemico avesse incontrato o essere ucciso a sua volta. Tornato negli Stati Uniti divenne padre di una bambina, ma la evitò per anni, perché gli attivava la rabbia, la colpa e il profondo dolore per la morte di Le. Per circa 28 anni Sam passò la maggior parte dei suoi giorni appartato nel seminterrato della propria casa, separato fisicamente e psicologicamente dalla sua famiglia.

Il dr. Botkin per aiutarlo decise di ricorrere a una procedura derivata dall’EMDR attraverso una serie di successive modifiche da lui stesso approntate; con essa il dr. Botkin chiese a Sam di focalizzare la sua attenzione sul proprio dolore e di chiudere gli occhi alla fine di ogni set di stimolazioni bilaterali. Questo dopo il primo set cominciò a crescere notevolmente. Somministrò altri set di movimenti oculari; il dolore continuava a salire, poi iniziò a diminuire. Mentre le lacrime scendevano sul viso del veterano, il dottore somministrò un altro set e chiese al suo paziente di chiudere gli occhi. Improvvisamente le lacrime smisero di sgorgare e Sam fece un largo sorriso. Poi, aperti gli occhi, si mostrò euforico e disse: “Quando ho chiuso i miei occhi ho visto Le come una bella donna con lunghi capelli neri in una tunica bianca, circondata da una luce radiante. Appariva più felice e più contenta di chiunque io abbia mai conosciuto. Mi ha ringraziato per essermi preso cura di lei prima che morisse. A Le ho detto: “Ti voglio bene, Le”, e lei mi ha risposto: “Anch’io te ne voglio, Sam”. Mi ha messo le braccia intorno e mi ha abbracciato. Poi si è allontanata”. Sam era in estasi e assolutamente convinto di aver avuto una reale conversazione con Le. “Posso ancora sentire le sue braccia attorno a me”, aggiunse. Sam aveva vissuto la sua esperienza in modo del tutto spontaneo. Inoltre, dopo di essa egli si riprese dalla depressione e dall’isolamento in cui era sprofondato per 28 anni. Nessun paziente, pensò il dr. Botkin, aveva mai sperimento una percezione senza uno stimolo fisico esterno così positiva e di tali proprietà curative. Era l’inizio dell’IADC Therapy.